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L’ARTETERAPIA NELLE CURE PALLIATIVE

Ne parliamo con Elisabetta Destito, volontaria Antea e arteterapeuta che dall’autunno 2023 coordina gli incontri di Arteterapia con gli ospiti dell’Hospice.

Come è iniziata la tua esperienza come volontaria Antea?
Sono volontaria dal 2021 e un anno fa è stata Chiara, una delle Terapiste Occupazionali, a dirmi: sarebbe un peccato non sfruttare il fatto che sei arteterapeuta!
Ho accettato subito di usare le mie competenze professionali anche nel mio ruolo di volontaria ad Antea: dopo aver elaborato un piano di incontri, abbiamo iniziato con due appuntamenti di gruppo al mese.

Come sono strutturati gli incontri di Arteterapia?
Il metodo che seguo, quello polisegnico, prevede la decodifica del linguaggio artistico dell’utente: esclude quindi qualsiasi interpretazione da parte dell’arteterapeuta.
È unicamente con gli strumenti dell’arte che lavoro per far sentire il paziente a suo agio e per aiutarlo a uscire fuori da sé con l’immaginazione o col ricordo.
Gli utenti usano i materiali secchi (pennarelli, gessi, pastelli o matite), i materiali umidi (pennelli o tempere), i materiali ibridi (pastelli a olio o a cera), la scultura (argilla, cartapesta, legno, stoffa, lana) oppure il collage.
Durante gli incontri Chiara è sempre presente in quanto operatore Antea, inoltre conoscendo bene i pazienti sa dirmi in anticipo se da una volta all’altra in qualcuno sono sopraggiunte delle criticità.

 

Come cambia l’approccio dell’Arteterapia con persone affette da una patologia inguaribile?
I pazienti si trovano a vivere le loro giornate molto più lentamente rispetto a prima: adesso hanno più tempo per interrogarsi sugli eventuali traumi della loro vita, anche lontani nel tempo.
Con l’Arteterapia fanno i conti con le proprie ferite mai rimarginate e hanno il piccolo grande obiettivo di migliorarsi, pur con i propri limiti e al di là di quanto a lungo riusciranno a partecipare agli incontri.
Vedo spesso la soddisfazione con cui fanno vedere ai propri familiari il risultato del loro impegno, anche come a dire: “ti lascio qualcosa che ti parlerà di me anche quando non ci sarò più”.

 

Gli ospiti dell’Hospice che fanno Arteterapia hanno già dimestichezza con pennarelli e matite?
Solitamente no, perché chiunque può fare Arteterapia! A volte capita che alcuni ospiti siano stati artisti.

C’è l’esperienza di qualche paziente che ti ha particolarmente colpita e che vuoi raccontarci?
Mi viene in mente un episodio di qualche settimana fa. Un utente aveva difficoltà a usare le matite e i pennelli: era esigente e si sentiva insoddisfatto del risultato. Quando in gruppo abbiamo usato l’argilla, si è come liberato! Ha trovato il suo modo per esprimersi.
La figura che ha creato rappresentava se stesso con un cane al guinzaglio. Lui non aveva mai avuto un cane in vita sua, in qualche modo grazie all’Arteterapia ha potuto averlo con il solo gioco dell’immaginazione.

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