Oggi ne parliamo con… Stefania Alimenti, Responsabile Assistenti sociali, e Lucia Sisti, assistente sociale

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Stefania e Lucia ci hanno spiegato in cosa consiste il loro lavoro con le persone che si trovano in situazioni di disagio sociale e come si attivino per alleviare la loro sofferenza.

I loro utenti di riferimento sono pazienti in Cure Palliative che presentano anche altre fragilità sociali: lo spettro dei loro problemi può essere molto ampio, motivo per cui l’ideale è che l’assistente sociale conosca tutte le aree di fragilità.

L’obiettivo è sempre vedere la persona nella sua complessità di essere umano.

Come inizia il percorso con le assistenti sociali

Il primo passaggio della presa in carico è la valutazione dei bisogni sociali tramite un colloquio conoscitivo delle assistenti sociali con i familiari e, laddove possibile, alla presenza del paziente stesso. È un’occasione dedicata a informare la famiglia sull’assistenza che verrà prestata e a proporre i possibili strumenti per far fronte alla situazione di difficoltà.

L’assistente sociale ha un ruolo di mediazione tra l’utente e i servizi del territorio, tra cui il Municipio, il CAD (Centro di Assistenza Domiciliare), il CSM (Centro di Salute Mentale) e il Tribunale. Un altro interlocutore sono le Ambasciate, nel caso dei pazienti di origine straniera che decidono di tornare nel loro Paese di provenienza per trascorrere lì gli ultimi giorni della loro vita.

Durante l’assistenza

Una volta compresi i bisogni dell’assistito e del suo nucleo familiare, l’analisi e gli interventi delle assistenti sociali proseguono anche grazie alla collaborazione con i colleghi dell’équipe dell’Unità di Cure Palliative.

Nel corso dell’assistenza, gli altri operatori che seguono il paziente possono segnalare loro delle problematiche che non sono emerse in fase di colloquio.

La mediazione con i servizi del territorio: il Municipio

Lucia ci ha raccontato una delle sue storie del cuore, di cui è protagonista un paziente che aveva un desiderio prima di morire: rivedere la sorella dopo tanti anni. Prima di allora aveva interrotto qualsiasi rapporto con la famiglia.

È iniziata allora la ricerca del recapito per rintracciare la sorella, così da invitarla in Hospice per venirlo a trovare: in questo caso hanno avuto un ruolo chiave i rapporti con il Municipio.

Purtroppo la signora non ha potuto leggere subito la lettera perché in quel momento si trovava in Australia. Dopo due settimane è riuscita a presentarsi in Hospice: lei e il fratello si sono potuti finalmente salutare, anche se lui è morto pochi giorni dopo.

La mediazione con i servizi del territorio: il Centro di Salute Mentale

Stefania ci ha parlato di una paziente che ha vissuto una vita contrassegnata dalla fragilità psichiatrica e dalla solitudine.

Dopo lunghi anni passati nel manicomio di Santa Maria della Pietà, è stata trasferita in una casa alloggio gestita dal Centro di Salute Mentale territoriale.

A un certo punto ha avuto bisogno di assistenza in Cure Palliative: Antea gliel’ha prestata inizialmente a domicilio e, quando si è rivelata necessaria l’assistenza in Hospice, c’è voluto un po’ per convincere la signora a tornare nello stesso comprensorio dove aveva avuto sede il manicomio (chiuso nel 1999) che per lei era sinonimo di sofferenza.

È stata quindi decisiva la sinergia tra l’équipe di Antea e il Centro di Salute Mentale ed è stato allora che Stefania è andata a prendere la paziente a casa e l’ha portata a vedere la struttura.

Ha voluto farle vedere che gli alberi e il parco erano gli stessi di tanto tempo prima, ma che la situazione e il luogo erano completamente diversi. In questo modo la signora si è tranquillizzata e ha accettato di essere accolta in un contesto più protetto.